Università di Modena e Reggio Emilia -
CSBA - Fondi antichi
i Gadaldini : la marca tipografica : 5. lira da braccio
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+ Esopo | |
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5. lira da braccio
+ la Bibbia di Borso | |
+ Schifanoia |
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+ due galli due tartarughe | |
+ bambino e gallo |
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[a cura di a.l.]
La figura di un bambino a cavallo di una tartaruga si incontra nella Bibbia di Borso d'Este, alla c. 256v del secondo volume. Qui il bambino suona uno strumento a arco; dietro di lui, in fondo alla pianura, un corso d'acqua, forse il Po.
L'aspetto dello strumento che suona è probabilmente quello della ribeca, una violetta a tre corde. Ma ricordiamo il racconto dell'invenzione della lira da parte di Ermes bambino; la costante confusione, negli scritti dei teorici musicali dell'epoca, tra i vari strumenti a arco, e quella tra lira antica e lira moderna, suonata appunto con l'archetto.
Quella imbracciata dal bambino non potrebbe essere una lira da braccio? A Schifanoia nella fascia superiore del mese di giugno, dedicata al trionfo di Mercurio, il tempo ha cancellato il viso del dio, ma non i suoi attributi: caduceo e lira da braccio.
Ecco nell' Orlando innamorato (III, I, 57) Mandricardo accolto nel palazzo del Fonte della Fata:
A lor davanti cantava una dama,
E con la lira a sé facea tenore.
Narrando e gesti antichi e de gran fama,
Strane aventure e bei moti d'amore.
La lira da braccio è lo strumento con cui si accompagnava il canto, imbracciato dai poeti in tante immagini dell'epoca: da Arione e Orfeo in due marche tipografiche cinquecentesche che proponiamo qui, dallo stesso Apollo nel Parnaso di Raffaello (cfr. Winternitz).
L'immagine di un bambino a cavallo di una tartaruga non è affatto comune tra Quattro e Cinquecento. Tra la miniatura della Bibbia di Borso e l'emblema scelto da Antonio Gadaldini come marchio per i suoi libri c'è qualcosa di più di una coincidenza. Questo porta a credere che esista anche una relazione non casuale tra la marca e l'incontro, nel mito, dell'animale con Ermes bambino.
Agostino Gadaldini, figlio di Antonio, è un medico di fama, ma anche il curatore delle opere di Galeno che traduce dal greco in latino per le edizioni dei Giunta a Venezia. Ragionevole supporre, almeno per lui, una buona conoscenza della letteratura e quindi della mitologia greca, che non possiamo attribuire d'ufficio al padre. Per giustificare un rinvio dall'immagine della marca tipografica all'Inno a Ermes, che certamente non era una lettura scontata, si potranno anche ricordare i rapporti tra Antonio Gadaldini e intellettuali modenesi come Lodovico Castelvetro o Carlo Sigonio.