Università di Modena e Reggio Emilia -
CSBA - Fondi antichi
i Gadaldini : la marca tipografica : 9. il bambino, tornare
+ 1 ; + 2 ;
+ 3 ; + 4 ; + 5 ; + 6 ; + 7 |
+ Esopo | |
+ Bomarzo |
+ metopa | |
+ terracotta | |
+ specchio | |
+ Ermes psicopompo |
+ the Mock Turtle |
+ la Bibbia di Borso | |
+ Schifanoia |
+ Aquileia, Plèroma | |
+ due galli due tartarughe | |
+ bambino e gallo |
+ Kalila e Dimna | |
+ Ms. arabo; Cosmè Tura | |
+ Mss. persiani | |
+ scimmie, bambini |
+ purezza, amore | |
+ fecondità | |
+ regalità | |
+ salvezza |
9. il bambino, tornare
+ giochi | |
+ L'infanzia nasce ... | |
+ putti: gli antichi | |
+ putti: Rinascimento | |
+ La tortue |
[a cura di a.l.]
Il bambino è nudo, appena uscito al mondo che conosciamo. La tartaruga è animale di un altro mondo, il suo nome in italiano rimanda al Tartaro (la tartaruga di Aquileia). Ma l'atmosfera in cui respira la nostra immagine è quella del gioco.
Un bambino a cavallo di un animale è un bambino che gioca. E qui, in particolare, gioca "a fare" Ermes/Mercurio. Al gioco rimanda infatti l'episodio dell'invenzione della lira, dove a questo elemento lieve, libero, sono intrecciate violenza e morte: Una volta morta canterai forte, dice Ermes. Il suo gioco comprende anche il coltello con cui aprirà il guscio della tartaruga.
Settis ha richiamato, per le antiche immagini di un efebo o di un uomo a cavallo di una tartaruga, il viaggio dell'eroe verso il mondo dei morti. Lo stesso luogo attende la scimmia di Kalila e Dimna quando monta a cavallo della tartaruga.
D'altra parte l'impressione, di fronte alla marca dei Gadaldini, è che il bambino torni di là. Nudo, cavalca la tartaruga, segno di quel mondo, ma il suo sguardo nero è rivolto a noi. L'infanzia nasce ...
Il bambino, il putto, è una figura frequente nell'arte antica e nei primi secoli cristiani, soprattutto sulle lastre dei sarcofagi dove annuncia la liberazione del fedele di Dioniso o di Cristo. La ripresa rinascimentale del motivo si conclude con l'identificazione tra putto e "amorino". Una semplificazione che, nel caso della nostra marca, non compromette il senso salvifico dell'immagine ("amorino" - Amore - il beneficio di Cristo).
I gigli alzati a due mani verso il cielo, come un trofeo, sono gli stessi che vediamo nelle immagini dell'Annunciazione, nelle Lily-Crucifixions o, insieme alla spada, ai lati della bocca del Cristo che viene a giudicare vivi e morti.
Devono avere lo stesso profumo che si trova nel vasetto alle spalle del gallo e della tartaruga di Aquileia. Mentre l'Orfeo cinquecentesco, per esempio nella marca di Francesco Ziletti, imbraccia la stessa lira del bambino a cavallo di una tartaruga nella Bibbia di Borso, la stessa che, sotto una diversa figura, accompagnava il canto del dio bambino:
Les animaux passent aux sons
de ma tortue, de mes chansons.
È grazie al suo canto, al suono della sua lira, che Orfeo ha potuto tornare dal mondo dei morti; dopo tre giorni le donne hanno trovato il sepolcro di Gesù
spalancato, i soldati addormentati. La scimmia è tornata al suo albero.
Il vecchio Antonio Gadaldini dal carcere è tornato a Modena a baciare le mani del vescovo e dell'inquisitore, poi a morire.
L'inno a Ermes si chiude, come gli altri della serie, con la formula: "Io mi ricorderò di te, e di
un altro canto ancora".